Ieri sera, come negli ultimi giorni, è sorto un problema: il mio inciccionimento esponenziale. Sì, in una settimana ho collezzinato migliaia di cellule adipose attorno alla vita, a mo' di gommone, senza contare la presenza della panza, cosa che sin dalla tenera età ho odiato e che non ho mai avuto. Perché mi incicciono? Perché sono tutto il giorno ferma in ufficio e con il fresco autunnale mi vien da mangiare chili di cioccolato. Ieri a merenda ho mangiato una tavoletta di cioccoalto, ma non lo avevo ancora digerito per cena, dunque ho fatto fatica a finire la cena, e nel contempo mi sono sentita in colpa, obesa e budella perché ho mangiato senza fame. A volte mi faccio schifo. Il problema è solo la cioccolata, è lei la cosa in più che ingurgito in quantità industriali, levata quella faccio dei pasti normali e di quantità normali, ma non ce la facciooooooooooooo, aiutatemiiiiiiiiiiiiiiiiii, heeeeeeeeeeeeelp!!!
Vabbè, pensiamo a Bea, che più bea con i rotoli di ciccia, e facciamo finta di essere così.


Stamattina son stata brava perché ho ordinato la stanza (non ancora pulita perché sennò è troppo, e poi mi son persa come al solito col bloghetto), ho avuto la forza di buttare dei vestiti e ho cominciato a cambiare gli armadi (sì, lo so, sono in ritardo, ma sono pigra (_ _。) )
Mentre facevo tutto ciò, mi sono imbattuta per radio su "Right round" dei Flow Rida, la tamarrata delle tamarrate, e mi son gasata un mucchio, al che sono andata in internet (da qui il fatto che sono ancora qui e non sono tornata fare la casalinga) a cercarmi il testo per poterla canticchiare almeno un po' giusta e cercando cos'ho trovato? Ho trovato che l'attrice che fa Blair su Gossip girl ha fatto un singolo ed ho pensato "Tante delle mie lettrici rimarranno sbalordite della notizia" dunque ve lo posto.



Dai va là, concludiamo con le chicche che trovo sui miei giornalini (´ゝз・)
Oggi vi propongo un articolo di Vogue di settembre di Maria Grazia Meda che ha intervistato Deborah Turbeville, "un grande fotografa di moda".

"Preferisco la grazie senza perfezione alla perfezione senza grazie", dice. E' una delle frasi preferite di Deborah Turbeville, quasi una linea di condotta che immancabilmente applica al prorpio lavoro. Fotografie dai toni sfuocati che restituiscono atmosfere oniriche, intriganti. Immagini un po' fané, forse, con protagoniste donne languide, misteriose, diafane: il tutto suggerisce una grazie senza età. "Quando sento dire che i miei scatti sembrano evocare il passato, divento una furia: sono storie sospese nel tempo", spiega.  "Ed ecco perché ho scelto di intitolare il mio nuovo libro "Past imperfect"". Il titolo è un omaggio indiretto ad Umberto Eco, autore molto amato dalla fotografa americana. "In un suo testo dedicato a "Sylvie", il romanzo di Gérard de Nerval, Eco spiega quanto sia ingannevole il concetto di passato imperfetto: ecco l'ideache mi interessa, quella di un'azione che è iniziata nel passato e che non è finita". Sfogliando le pagine del suo libro, osservando le centinaia di servizi di moda scattati per i più prestigiosi magazine internazionali, si intuisce il suo modo di narrare una storia: "E' un work in progress, una serie di sognoi frammentati". Prima di diventare una fashion photographer, Turbeville ha vissuto molte vite. "Ero una di quelle adolescenti, e poi giovani adulte, che facevano credere ai genitori di avere un obiettivo chiaro, ma in realtà non sapevo assolutamente dove stavo andando". Appassionata di letteratura, avrebbe potuto diventare scrittrice: "In passato scrivevo soprattutto delle short stories, ma ho lasciato tutto quando ho cominciato a raccontare storie attraverso le immagini. Sono come un regista: penso ad un soggetto e poi lo "giro" in pochi scatti". Dopo aver studiato danza classica e coreografia, Deborah è entrata a "Harper's Bazar" come fashion editor: "Mi interessava la moda come mezzo di narrazione: i vestiti servono a raccontare una storia". Non pensava assolutamente di dedicarsi alla fotografia: "Ogni tanto facevo qualche scatto, specie quando mi trovavo su un set. Ma non sapevo usare bene la macchina fotografica, gli aspetti tecnici mi annoiavano". I suoi snapshots amatoriali sono però finiti in mano a Richard Avedon: "Dick ha subito pensato che avessi uno sguardo molto personale e mi ha spinta su questa nuova strada con un unico consiglio: lavorare seriamente, ovvero imparare la tecnica". Così, a partire dagli anni Settanta, Deborah Turbeville diventa uno dei nomi emergenti della fotografia di moda, rivelandosi per il suo stile inconfondibile. "Da sempre, la questione per me non è quella di mostrare dei vestiti, ma di dare corpo ad una visione personale di un universo". Che inizia sempre con un cielo grigio, in una città sconosciuta: "La mia giornata ideale comincerebbe sempre così", chiarische. "Cammino per le stradine di un posto intrigante, il cielo è coperto e mi perdo aspettando di vedere qualcosa che accenderà la mia immaginazione. Ecco, questo è l'inizio di un nuovo progetto".

Un po' di sue foto:



 

Ho finito con il mio lavoro di postaggio oggi :P Ora aspetto il mio Patato, magari riesco a lavarmi i maledetti capelli e pulire la stanza.

2 commenti:

  1. in compenso hai dato una bella sistemata anche qua eh??? ma blari deve per forza cantare con quella voce da ninfomane??? mah!bella un bacione e non pensare alla cioccolata!!!

    RispondiElimina
  2. XD Per quanto riguarda "Blair", il commento all'articolo dove ho preso il video era "Alla fine della canzone non si sa se sa cantare o meno perché ha parlato per tutto il tempo" . Sì, bibu cara, quando ho un po' di tempo da perdere mi metto a smanettare un po'.Diciamo che scrivo quando ho qualcosa da dire, per il blog vero e prorpio e tenuto bene c'è il blog personale ;)

    RispondiElimina